Il prestito tra privati si basa sulla creazione di una comunità nella quale coloro che richiedono un prestito e chi investe il proprio denaro prestandolo ad altri possono interagire direttamente, ottenendo così condizioni migliori per entrambi rispetto a quanto sarebbe possibile ricorrendo ai canali tradizionali.
All’interno della comunità si crea infatti un mercato, nel quale i tassi correnti sono determinati dall’incontro diretto tra domanda e offerta. Il prestito avviene online attraverso siti autorizzati che usano differenti piattaforme e diversi metodi di controllo della capacità di credito di chi presta denaro.
Detto ciò, considerato che – ricordava il quotidiano Il Sole 24 Ore – molti di questi servizi via rete sono automatizzati, si può operare a bassi costi e fornire il servizio a un prezzo inferiore rispetto a quanto si pagherebbe rivolgendosi a una banca. Ma a quali garanzie?
Il tasso d’interesse applicato viene fissato da chi concede il prestito o dalla società che gestisce il sito sulla base di un’analisi del profilo di credito di chi richiede il prestito. Molti prestiti tra privati vengono concessi senza garanzia, ma possono essere anche concessi attraverso l’utilizzo di asset di lusso, come gioielli, macchine d’epoca e opere d’arte come pegni. Il rischio è in genere condiviso, perché la somma presa in prestito
non viene da un solo prestatore, ma da un pool di persone che contribuiscono con una percentuale del totale.
In aggiunta a ciò, alcuni operatori, come la britannica Zopa, hanno inoltre introdotto un “reserve fund” a protezione dei prestatori di denaro. Sul totale dei prestiti erogati attraverso Zopa nel 2010, solo il 2,5% è andato in default.