Poteva essere uno degli eventi più importanti di questo 2020 ma, causa l’epidemia di Covid-19 e la sempre più diffusa mancanza di senso storico, il centenario dell’ultimo Governo di Giovanni Giolitti non è stato commemorato nemmeno a Cuneo e tutta la provincia.
Si tratta di un evento storico in quanto è stato l’ultimo Governo comandato dallo statista, dopo un egemonia politica di 20 anni precisi (1905 -1925)
Spesso ci si ricorda di queste ricorrenze, in memoria di eventi che hanno cambiato del tutto la nostra cultura e la nostra civiltà ma, questa volta non è stato così né a Cuneo, né nella provincia né probabilmente in tutta Italia.
Nel corso del suo ultimo e tanto discusso governo Giolitti provò a risanare la finanza pubblica con la riduzione dello già allora spaventoso debito pubblico (da 13 a oltre 90 miliardi) generato dello sconsiderato e senza senso intervento in guerra.
Provò poi a rivalutare la moneta, eliminare gli sprechi, anche attraverso la riduzione di “uffici” altamente inutili.
Cercò anche di stanare la speculazione finanziaria e la grande evasione fiscale imponendo la nominatività dei titoli azionari.
Puntò infine a restaurare la secolare serietà della Scuola con Benedetto Croce alla Pubblica istruzione e a trasferire dalla Corona al Parlamento dell’epoca il potere di dichiarare guerra.
Purtroppo la Camera, eletta all’epoca con il riparto dei seggi in proporzione ai voti ottenuti dai partiti, era divisa in undici gruppi spesso litigiosi e senza conclusione.
L’eroico sforzo del sommo Statista italiano si esaurì quindi in circa un anno.
Al governo Giolitti in quegli anni chiamò i cuneesi Camillo Peano, ministro dei Lavori pubblici; Marco di Saluzzo, sottosegretario agli Esteri; Giovanni Battista Bertone (cattolico), sottosegretario al Tesoro, e Marcello Soleri, incaricato di abolire il prezzo politico del pane, disastroso per l’erario.